...tanto vale pensare...

... servivano altre fesserie in rete?

AI o non AI…

Me:

Come definiresti la razza umana?ChatGPT

ChatGPT

La razza umana può essere definita come l’insieme degli esseri umani, una specie biologica denominata Homo sapiens. Questa specie è caratterizzata da tratti comuni quali la capacità di linguaggio complesso, l’abilità di creare e utilizzare strumenti, la capacità di pensiero astratto e l’organizzazione sociale complessa. Sebbene vi siano variazioni fisiche e culturali all’interno della specie, dal punto di vista biologico, le differenze genetiche tra i diversi gruppi umani sono minime rispetto alle somiglianze.

Me:

Quindi, scientificamente, non ci sono differenze sostanziali fra uomini di razze diverse?

ChatGPT:

Esatto, scientificamente non ci sono differenze sostanziali tra uomini di razze diverse. Le differenze tra gruppi umani, spesso percepite come razziali, sono in realtà minime a livello genetico. La maggior parte delle variazioni genetiche si trova all’interno degli stessi gruppi piuttosto che tra gruppi diversi. Pertanto, il concetto di “razza” ha più una base sociale e culturale che biologica. La genetica moderna supporta l’idea che tutta l’umanità è sorprendentemente omogenea dal punto di vista biologico.

Me:

Differenze di attitudini sono perciò il risultato di diverse situazioni sociali o culturali

ChatGPT:

Sì, le differenze di attitudini e comportamenti tra diversi gruppi umani sono principalmente il risultato di diverse situazioni sociali, culturali e storiche, piuttosto che di differenze biologiche. L’ambiente in cui una persona cresce, le opportunità educative e lavorative, le norme culturali e le aspettative sociali giocano un ruolo cruciale nel modellare le capacità e le attitudini degli individui. Fattori come la qualità dell’istruzione, il supporto familiare, le condizioni economiche e le esperienze personali influenzano notevolmente lo sviluppo delle competenze e dei comportamenti.

Me:

In questo scenario, la globalizzazione che ruolo gioca?

ChatGPT:

La globalizzazione gioca un ruolo significativo in questo scenario, influenzando profondamente le situazioni sociali e culturali a livello globale. Ecco alcuni dei principali effetti della globalizzazione:

  1. Diffusione delle idee e delle tecnologie: La globalizzazione facilita lo scambio rapido di informazioni, idee e tecnologie tra diverse parti del mondo, promuovendo innovazione e sviluppo.
  2. Integrazione economica: L’integrazione economica globale apre nuove opportunità di lavoro e commercio, permettendo a persone di diverse regioni di collaborare e competere su scala internazionale.
  3. Migrazioni e multiculturalismo: La globalizzazione favorisce la migrazione di persone tra paesi, portando a una maggiore diversità culturale e all’emergere di società sempre più multiculturali.
  4. Educazione e conoscenza: L’accesso a risorse educative globali, come internet e le piattaforme di apprendimento online, permette a più persone di accedere a istruzione di qualità, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
  5. Influenza culturale: La globalizzazione comporta un’interazione culturale intensa, portando a una maggiore comprensione reciproca, ma anche a conflitti culturali e a discussioni sulla preservazione delle identità culturali.
  6. Disparità economiche: Sebbene la globalizzazione possa portare benefici economici, può anche ampliare le disparità economiche tra diverse regioni e gruppi sociali, creando sfide significative per la coesione sociale.

In sintesi, la globalizzazione può contribuire a ridurre alcune delle barriere sociali e culturali, promuovendo un’interazione più intensa e una maggiore comprensione reciproca tra i popoli, ma può anche esacerbare disuguaglianze e creare nuove sfide che richiedono un’attenta gestione.

Non più persone ma utenti! Poveri utenti! (poveri noi)

Lavoro da tanto tempo nell’informatica. Dagli anni ’80 ad oggi ci sono state parecchie rivoluzioni, hardware, software e di pensiero, che faccio fatica, pur avendole vissute in prima persona, a crederci.

In 40 anni siamo passati dai floppy disk da 8″ e 1MB alle memory card da meno di 1″ pollice e 256 GB di capienza!

L’evoluzione della tecnologia ha permesso la creazione di sistemi operativi e software sempre più interattivi e attenti al nostro modo di utilizzarli.

IA – intelligenza artificiale: i sistemi imparano (da noi?) e ci propongono sempre quello di cui (pensano) noi si abbia bisogno!

Come dicono i “commerciali”, la “esperienza dell’utente” è la cosa più importante. Pazienza se i contenuti sono scarni o addirittura errati, basta che l’interfaccia sia accattivante, che il sistema ci chiami per nome, che ci proponga qualche notizia che soddisfi i nostri gusti, che ci conosca meglio di mammà, in poche parole: che ci abbia profilati nella maniera migliore!

Quindi l’assistente vocale è attento al mio lessico e si regola di conseguenza utilizzando termini e sintassi di complessità simile alla mia.

Se cerco su Google un decespugliatore per il giardino, per i successivi mesi riceverò avvisi di articoli per il giardinaggio, di sistemi di irrigazione e Netflix mi suggerirà il film “Edward mani di forbice”!

Che bello! Chi si occupa di noi con tanto zelo? Forse solo mammà, anzi no: impegnata com’è a postare e chattare, le manca sicuramente il tempo di “profilare” a dovere figli e marito.

Le confidenze non si fanno più ad un amico(a) davanti ad una tisana o ad una birra ma in chat privata su uno dei vari social.

Protetti nella nostra comfort zone riusciamo ad essere più intelligenti, sinceri, sfacciati, stronzi. Tanto la faccia dell’altro non la vediamo mica, al limite qualche faccina…

Ma tutti questi dati, dove vanno, chi li usa, per quanto tempo rimangono in rete? Ancora oggi, come mi aveva insegnato mia nonna, quando butto una busta (la mia corrispondenza cartacea è composta di bollette e talvolta qualche multa), la straccio in modo che il nome e l’indirizzo non siano facilmente reperibili da qualche spia internazionale che per caso dovesse rovistare nella mia immondizia. Lo fate anche voi? Certo! Lo immaginavo! Allora mi spiegate perché, nonostante questa cura della riservatezza che manifestiamo con questo e altri gesti quotidiani, siamo capaci di mettere, spensieratamente, i nostri dati, le nostre foto e quelle dei nostri cari, su qualsivoglia mezzo di comunicazione digitale? Perché deve essere diverso?

Il fatto è che, non conoscendo a fondo la rete, facciamo come gli animali che non hanno mai visto un essere umano: ci fidiamo! (e, come loro, faremo una brutta fine!)

I nostri dati vengono raccolti perché valgono soldi: per le grosse aziende, sapere i gusti e le tendenze di TUTTA LA POPOLAZIONE MONDIALE, significa avere maggiori possibilità di successo nelle proposte commerciali, nelle nuove produzioni o servizi, nelle pubblicità che ci martellano. Insomma siamo noi che gli insegniamo come meglio suscitarci bisogni che poi loro soddisferanno.

La nuove frontiere del marketing sono diverse da quelle che, bene o male, avevamo imparato a valutare e affrontare: una volta le aziende immettevano un prodotto sul mercato e poi la pubblicità doveva far sì che la gente volesse acquistare il prodotto. Adesso la sfida è suscitarci bisogni che non sapevamo nemmeno di avere per soddisfarli con dei servizi in abbonamento. La gente ha scoperto che sottoscrivendo dei servizi può avere accesso a milioni di brani musicali, libri, riviste, qualsiasi cosa! Con il noleggio, si può permettere delle autovetture di lusso ad un piccola rata mensile “all-inclusive”.

Poco importa se questi beni non sono nostri e non lo saranno mai! Viaggiamo leggeri! Why Buy?, dice una nota pubblicità.

Sarà meglio? Se un domani non potrò più pagare tutti questi canoni, cosa succede? Non è che mi ritroverò improvvisamente da benestante a indigente?

Non bisogna essere pessimisti! Chi pensa è pessimista! Chi critica è ansiogeno e destabilizzante! Andrà tutto bene!

Ciao a tutti – AZ

Primo articolo

Finalmente anch’io do il mio contributo al calderone di scemenze che è diventata la nostra amata/odiata rete e posso lasciare imperitura traccia del mio breve passaggio nell’universo!

Tanto, se non lo facevo io, lo avrebbe fatto qualcun Altro. Magari, in questo stesso momento, l’Altro sta scrivendo il suo primo articolo cercando di rubarmi la scena e l’inevitabile successo a cui ho diritto!

In questa strana vita, dobbiamo tutti superare Qualcuno: nello studio, sul lavoro, negli amori, perfino con noi stessi. I più pazzi (saggi?) identificano questo Qualcuno prevaricante e persecutorio con una persona precisa, reale o immaginaria, come ben raccontato dai pensieri di Roberto De La Grive (L’isola del giorno prima – Umberto Eco), da sempre in impari lotta con Ferrante, scomodo fratello immaginario e causa di tutte le sue sventure.

Chi di noi, d’altronde, sarebbe disposto a rinunciare alla confortante convinzione che i nostri fallimenti non siano interamente colpa nostra ma dipendano dall’altrui inettitudine o malvagità, dai bioritmi, dall’allineamento dei pianeti o dal battito delle ali di una colpevole farfalla dall’altra parte del mondo?

Competere è la parola d’ordine! Ciò significa dover affrontare parecchie sconfitte: possibile che sia colpa mia se non ho continuato gli studi? No, sicuramente Ferrante ci ha messo lo zampino!

Ciao a tutti – AZ

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